Rotta: Taormina – Messina. Miglia percorse: 30. Tempo: 5.30 ore.
Usciti dal golfo di Taormina ci accorgiamo che la situazione rispetto a ieri non è migliorata. I 10 nodi di vento e le onde di 90 cm che ci colpiscono a prua annunciano casino. Guardando in direzione Messina si scorge una nidiata di ochette, segno inequivocabile di un mare in forza accompagnato da vento sostenuto. La situazione la viviamo in pieno dopo circa 5 miglia di navigazione: le onde ci sbattono la prua spennellandola di bianca schiuma, il vento ci sputa in faccia il mare. Per sentire meno il beccheggio puntiamo verso la costa in modo di prendere le onde al mascone. Il capitano, marinaio di grande esperienza, mi spiega che timonando bisogna trovare il giusto equilibrio tra la forza del vento e quella delle onde. La carena deve scivolare sopra alla cresta dell’ onda sorretta dal vento. Percepisco la situazione giusta scendendo di qualche grado rispetto alla rotta: inquadro lo strallo del genova su una protuberanza cospicua della costa, e tengo la rotta. Che meraviglia la barca sotto le mie mani sembra volare: sento in bocca il gusto del sale, in faccia la carezza del vento e sulle spalle il calore del sole. L’andatura è perfetta e, nonostante il mare fatto la barca sente poco il beccheggio. Ci accorgiamo che stiamo limando la costa, occorre allargare per doppiare Capo Scaletta altrimenti Messina non la raggiungiamo. Proprio quando decidiamo di puntare contro le onde scorgiamo a poche centinaia di metri davanti alla prua un canale di mare calmo che ci taglia la strada trasversalmente. Fenomeno dovuto all’influenza delle correnti generate dallo scontro del Mar Ionio e dell Mar Tirreno, o dono del dio Nettuno? Non lo sapremo mai! Sta di fatto che ci immettiamo in questa autostrada marina quel tanto che basta per riuscire a superare il capo. Ormai siamo in dirittura di arrivo, il mare dopo Capo Scaletta si è steso e possiamo farci aiutare dall’autopilota. Entriamo in porto in marina del Nettuno a Messina nel tardo pomeriggio: ormeggio all’inglese e lavaggio abbondante con acqua dolce, la barca è una maschera di sale. Alla sera in pozzetto, guardando lo stretto che mi si staglia davanti penso a domani quando lo attraverseremo, dicono che sia insidioso con le sue correnti anomale. Il capitano conferma, e mi racconta della leggenda di Scilla e Cariddi. A domani allora! Sarà un piacere fare la vostra conoscenza.
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